Editoriale Radio Onda Libera dell'11 maggio 2016
Sulle unioni civili riesplode la bagarre con accuse e contro accuse tra politici e non solo. Il governo ha deciso di mettere la fiducia sul disegno di legge in materia, l'approvazione è prevista per oggi. Così dopo due anni di polemiche, tira e molla, anche e soprattutto con la Chiesa, ecco il provvedimento in dirittura di arrivo. Ma prima di addentrarci in merito, vanno registrate le proteste delle opposizioni dopo l'annuncio della Boschi di mettere la fiducia. Lancia in resta sono partiti Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Forza Italia, che hanno parlato del Parlamento come zerbino, qualcuno ha addirittura richiesto l'intervento del presidente della Repubblica. Ma lo scontro più duro, più feroce sulle unioni civili è quello contro la Chiesa. In più occasioni il Vaticano è intervenuto in merito, criticando addirittura le scelte del governo e del Parlamento non solo nei contenuti del disegno di legge ma perfino nel metodo utilizzato, nel percorso parlamentare. Anche ieri la Conferenza dei vescovi italiani per bocca del segretario Galantino ha criticato il governo per il ricorso a un'altra fiducia. E la motivazione, anche un bambino la capirebbe, è differente da quella delle opposizioni. Queste chiedono il rispetto di posizioni differenti e quindi il confronto in aula, i vescovi vogliono il cambiamento del provvedimento e con la fiducia il dibattito è strozzato.
Ora qualche considerazione. Una legge sulle unioni civili ce la chiede l'Europa, quindi va fatta. Ovviamente le posizioni sono divise tra chi difende la famiglia tradizionale e chi invece vuole aprire a coppie in generale, riconoscendo i diritti civili delle persone in quanto tali e non appartenenti a un genere. Ma la discussione forse anche più interessante in questo momento e alla luce di quanto accaduto è il tema del metodo, del rispetto tra le forze parlamentari, l'uso e abuso dello strumento della fiducia per far passare d'imperio provvedimenti senza alcuna modifica. Al centro c'è la difesa e anche la dignità del Parlamento, c'è la libertà di coscienza, c'è il rispetto della democrazia, del dialogo. Un altro aspetto riguarda il nostro sistema, che è una repubblica parlamentare, e se il governo impone le sue leggi la domanda immediata e a che servono i mille parlamentari.
E se non servono, rappresentando solo una voce di costi che appesantisce il debito pubblico dal momento che il governo si appropria anche della funzione legislativa, allora qualcosa non torna. Ma purtroppo fosse solo questo a non tornare nel nostro sistema.
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