mercoledì 4 maggio 2016

Renzi lancia la campagna d'ottobre

Editoriale Radio Onda Libera del 3 maggio 2016

Non sono passate due settimane dal flop del referendum sulle trivelle ed eccoci di nuovo in campagna elettorale per un altro referendum, quello di ottobre, sulla riforma costituzionale. E su questo il presidente del consiglio ha messo una posta alta, ha sempre detto che se non passerà lui andrà a casa, lascerà la politica.Così si è avviato per tempo aprendo di fatto la corsa per la consultazione di autunno. E lo fa a modo suo, scendendo direttamente in campo, incitando la gente a schierarsi da subito, e soprattutto intervenendo a gamba tesa su un'altra campagna elettorale, altrettanto importante, e cioè quella per le amministrative di giugno dove si rinnoveranno sindaci e consigli comunali in citta come Roma, Milano, Napoli e Torino.
La linea di Renzi è sempre la stessa, quella di personalizzare, o con lui o contro di lui. E sì perché il referendum è fatto apposta per un plebiscito sulla sua leadership, e allora la linea di divisione secondo la sua impostazione sarà tra l'Italia che dice sì alle riforme e l'Italja che sa dire solo no.
Il gioco tra virgolette di Renzi, che dobbiamo ammetterlo è bravo quando fa campagna elettorale, è sempre lo stesso: coinvolgere la gente, i cittadini, incitandoli a non rassegnarsi o lamentarsi, ma a impegnarsi per il sì alla riforma, al futuro e non alla vecchia politica. Ha annunciato una gigantesca campagna porta a porta, creazione di comitati, mobilitazione di massa. E su questo ricorda tanto Berlusconi quando era al massimo splendore. Quindi le opposizioni, i comitati per il no, sono avvisati.
Ma a parte questa similitudine con il leader di Forza Italia, va detto che Renzi ha anche e soprattutto il dovere di governare oltre quello di fare campagna elettorale, e la percezione è che alla gente interessi a oggi ben poco della riforma costituzionale, come non gliene fregava granché delle trivelle; moltissimo invece se trova un posto di lavoro decente o se il sistema sanità funziona davvero.
Una frase su tutte ci ha colpito nel comizio di Rnzi e cioè che con il referendum un presidente della Regione non guadagnerà più del presidente del Consiglio, ma neanche più del presidente degli Stati Uniti. Bene diciamo noi, finalmente la politica decide di autoridursi stipendi e privilegi. Ma siamo come san Tommaso, vogliamo vedere per credere.

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