mercoledì 31 agosto 2011

Consumi umbri al palo

Editoriale Radio Onda Libera del 31 agosto 2011

I consumi sono in calo dappertutto, solo tre regioni in Italia segnano un dato positivo e sono il Friuli, la Basilicata e il Molise. L’Umbria appartiene alla maggioranza, a quelle regioni dove il calo è forte, fortissimo rispetto a dieci anni fa.
E’ come se da noi si fosse smesso di spendere e consumare undici anni fa. Non è un’esagerazione. E’ quanto ci ha detto dalla Confcommercio che ha stilato una classifica dei consumi reali pro-capite dei cittadini italiani. Che sono più bassi, di parecchio, di quelli registrati megli anni Novanta. Per il resto, quest’ultimo decennio è stato diviso tra stagnazione e crisi dei consumi.


La situazione è difficile, difficilissima, fa sapere allarmato il presidente della Confcommercio della provincia di Perugia Gargaglia: nella nostra regione si registrano pericolosi scivoloni verso le aree meno dinamiche della penisola.
Un altro dettaglio allarmante sta nel fatto che i consumi sono quelli effettuati sul territorio, e che risentono quindi della capacità di ogni regione di attrarre turisti.
A proposito degli «scivoloni» è poi da notare come i consumi umbri siano inferiori anche a quelli della media del Centro Italia: nel 2007 ogni umbro aveva consumato beni per 14.939 euro, 500 in meno rispetto alla media nazionale e addirittura 1.500 in meno se si guarda al Centro.
Numeri, anche qui, che danno l’idea di avvicinamenti verso il Sud che Gargaglia denuncia. E se nel 2010 e nei primi mesi del 2011 qualche timido segnale di ripresa della fiducia e dei consumi si vede, questi segnali non bastano certo a compensare il biennio terribile di crisi. Tradotto in numeri, se nel 2010 e nel 2011 (stimato) si avrà un aumento complessivo dell’1,9%, siamo ben lontani dal compensare il -3% del 2008 e del 2009.
Che fare di fronte a questa situazione? Servono interventi decisivi, concreti che fino ad ora non si sono visti. E’ questo quello che si chiede alla politica, con obiettivi a lungo periodo. Perché la ripresa è troppo lenta e il divario tra pezzi del Paese si accentuano sempre di più. Non si vedono ancora neppure i tanto promessi interventi su semplificazione amministrativa, misure per l’accesso al credito.
"Come Confcommercio – conclude – abbiamo chiesto che in Umbria fossero richiesti interventi formativi ad hoc per i neo imprenditori del commercio, anche nei settori in cui oggi non sono obbligatori. In un momento di competizione fortissima, nessuno può improvvisare questa professione; altrimenti si va incontro al rischio concreto di fallimento, con costi molto pesanti per le famiglie e la società nel suo complesso".
Insomma non è più il tempo delle manfrine. C’è necessità di risposte serie e tempestive. Per non peggiorare di più la situazione.

Nessun commento:

Posta un commento