martedì 2 agosto 2011

Listino no, primarie sì

Editoriale Radio Onda Libera del 2 agosto 2011
Parliamo di politica, e precisamente di cambiare l’attuale legge elettorale regionale. In che modo? Eliminando il famoso listino per consentire l’ingresso a Palazzo Cesaroni, sede del consiglio regionale, soltanto a chi viene eletto in base alle preferenze ottenute nelle urne. La proposta arriva da due consiglieri del Pd Barberini e Smacchi.
Il listino diventa una sorta di zona franca in cui i fortunati vengono automaticamente eletti senza ottenere nemmeno un voto dai cittadini. Una sperequazione bella e buona.
Se la proposta sarà accolta verrà riconsegnata nelle mani della gente la decisione di scegliere direttamente chi mandare in consiglio regionale, non mortificando la volontà popolare. Senza alcun filtro, senza alcun privilegio.
In un clima di sacrifici e di trasparenza della politica, sarebbe cosa giusta guadagnarsi l’elezione a suon di voti e quindi lo scranno in un’assemblea e quindi la lauta indennità da consigliere regionale. E non invece essere baciati dalla fortuna perché nominati da qualche segretario politico e inseriti nel famoso listino.
Ogni democrazia che si rispetti deve garantire ai cittadini la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti. Ben venga quindi la proposta di una parte del Pd che ha già provocato reazioni, a favore, ma anche tanto silenzio nel merito. Un silenzio che però urla forte. Soprattutto da parte di chi ha beneficiato di tale meccanismo. E soprattutto da parte della stessa maggioranza che governa la regione che l'ha liquidata come un'uscita fuori luogo, poco seria, fatta solo per lotte intestine.
Piena condivisione all’idea di Smacchi e Barberini è arrivata dal presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi che ha in un certo senso rincarato la dose. Oltre all’abolizione del listino, propone le primarie per tutti e a tutti i livelli.
In sostanza i candidati per tutte le competizioni elettorali, compreso il parlamento, andrebbero selezionati attraverso il metodo delle primarie e non più indicati dai partiti.  L’importante però che questa modalità di selezione non sia finta come è accaduto in passato e soprattutto sia definita attraverso una legge nazionale valida per tutti i partiti, come succede ad esempio negli Stati Uniti.
A onor di chiarezza siamo d’accordo con entrambe le proposte perché vanno nella direzione di effettiva rappresentatività, giustizia e democrazia. E di rispetto del consenso popolare.

In pratica oggi come oggi è possibile essere eletti nella misura di sei su 31 consiglieri in modo indiretto, cioè attraverso il listino che consente alla coalizione vincitrice di eleggere automaticamente  candidati legati alla lista del presidente della giunta regionale.

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