lunedì 22 agosto 2011

Mezzo milione di baby pensionati

Editoriale Radio Onda Libera del 22 agosto 2011

Baby pensioni: in Italia sono per la precisione 535.752 le persone che sono andate via dal lavoro prima dei 50 anni e costano qualcosa come 9 miliardi e mezzo.
Fino a qualche tempo fa in questo Paese si regalavano le pensioni, si permetteva di smettere di lavorare in alcuni comparti del pubblico impiego e in determinate condizioni dopo 14 anni, 6 mesi e un giorno. Insomma si poteva andare in pensioni a 35 anni, oggi a questa età i giovani non hanno ancora trovato neppure un lavoro precario e vivono ancora a casa dei genitori.

Snocciolando ancora i dati, l'età media di questo mezzo milione di pensionati baby sta tra 63,2 anni (per chi ha lasciato il lavoro nella fascia d'età 35-39
anni) e 67 (per chi ha lasciato a 45-49 anni). Questo significa che stanno prendendo l'assegno come minimo da 18-24 anni e che, considerando la speranza di vita, continueranno a prenderlo per un'altra quindicina d'anni.
I baby pensionati ricevono in media una pensione lorda di circa 1.500 euro al mese. Importi generosi considerando che mediamente vengono pagati per più di 30 anni e che hanno alle spalle pochi contributi. Tanto che di solito un pensionato baby incassa minimo tre volte quanto ha versato.  Le pensioni concesse sotto i 50 anni sono concentrate al Nord (il 65% circa). Al primo posto c'è la Lombardia con 110.497 baby pensioni e una spesa di 1,7 miliardi.
Seguono: Veneto, Emilia Romagna e Piemonte.
Questo andazzo spendaccione che si è cristallizzato in un sistema ha creato e sta creando un danno economico di notevoli dimensioni soprattutto alle nuove generazioni.
Le leggi previdenziali dell’epoca furono approvate agli inizi degli anni ‘70 e sono rimaste in carica per un ventennio, con il consenso o comunque la non contrarietà di tutti i partiti di allora. Perché quando si trattava di sperperare il denaro pubblico, nessun politico mostrava remore. In ballo c’erano i voti, i consensi per essere eletti.
Sta di fatto che quelle leggi hanno danneggiato e non poco l’Italia. Un esercito di persone che pur essendo state nel pieno della loro forza produttiva percepivano un assegno quasi pari alla retribuzione. E se si pensa poi che quelle stesse persone hanno trovato un altro lavoro sottraendolo a chi lo cercava, allora i conti sono belli e fatti e sempre più in rosso. Solo oggi, alla vigilia dell’imposizione di altre tasse, contributi e balzelli vari per una crisi economica di gigantesca portata, ci rendiamo conto della follia di queste leggi che hanno sancito lo sperpero di denaro pubblico, regalando miliardi e miliardi ogni anno. Quante manovre si sarebbero potute evitare… Il sistema Italia non può reggere sapendo di dover mantenere questa gente mentre chi oggi lavora non sa se e quando arriverà a percepire una pensione.
Ora il meccanismo è alterato e allora come ha suggerito qualcuno anziché pensare a prelievi dalle tasche di chi produce perché non imporre un contributo di solidarietà ai baby pensionati da destinare alle nuove generazioni, a permettere loro un lavoro e un futuro? I baby pensionati non saranno d’accordo ma anche loro devono rendersi conto che la pacchia è finita.

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