martedì 23 agosto 2011

L'indifferenza sulla spiaggia

Editoriale Radio Onda Libera del 23 agosto 2011

Oggi parliamo di un fatto accaduto sulla spiaggia di Ostia, ma lo scenario potrebbe essere qualsiasi località marina della Penisola. Un uomo di 67 anni è rimasto privo di vita per ore sotto l'ombrellone, coperto da un telo verde, guardato a vista da tre poliziotti.
Tutt'attorno, la gente non si è mossa dai lettini. Ha continuato a prendere il sole, a chiacchierare, a commentare quello che era successo. In molti hanno perfino fatto il bagno a pochi metri da quel lenzuolo che proteggeva dagli sguardi il cadavere dell’anziano. Si era tuffato, si è sentito male - forse a causa del caldo torrido o di una congestione - e nessuno era riuscito a salvarlo.

L’immagine riportata dalle agenzie e dai giornali parla più di tante parole.
Un nuovo caso di indifferenza su una spiaggia affollata dai bagnanti della domenica. Mentre la moglie e la figlia del sessantenne, testimoni della tragedia, erano state appena accompagnate in ospedale, sotto choc, la vita tra ombrelloni e sdraio è andata avanti come se nulla fosse.
Come è possibile far finta di niente di fronte a un dramma che si è consumato, se pure accidentalmente, a un passo da noi? Come è possibile restare impassibili quando il cuore di un uomo si è appena spento? Come è possibile non fermarsi anche solo a pregare, per chi crede, o in segno di rispetto di fronte alla morte per chi non crede?
E’ difficile definire l’indifferenza se non come totale disinteresse verso qualcosa o qualcuno, ma quello che è accaduto in quella spiaggia è forse peggio. Fotografa una situazione di indifferenza sì ma suscita anche altri tipi di sentimenti, come l’indignazione e la vergogna. Almeno secondo la nostra opinione. Che resta intatta anche di fronte a qualche obiezione come questa:
cosa avrebbero potuto fare i bagnanti, strapparsi i capelli, fingere dolore e partecipazione? Assolutamente no, e non c’è alcuna intenzione di fare la predica a nessuno. Ma di sicuro una scena del genere fa pensare e molto ai ritmi della vita quotidiana, alla insensibilità delle persone davanti alle tragedie, allo spregio di fronte a un cadavere sulla sabbia.  Non avere rispetto della morte è forse un segno del nostro tempo abituati come siamo alla valanga di notizie terribili di violenza e soprusi. L’assuefazione è un male che non proviamo neppure a combattere. Chissà, forse un giorno, se dovesse succedere un'altra disgrazia del genere saranno di più coloro che chiuderanno gli ombrelloni in segno di lutto rispetto a quelli che rimarranno in costume da bagno per non interrompere la tintarella.

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