martedì 21 febbraio 2017

Pd in preda a una crisi di nervi

Editoriale Radio Onda Libera del 20 febbraio 2017

Oggi parliamo del Pd e di una polveriera che è a un passo dall'esplosione. Ieri l'assemblea nazionale, la scissione non è più un'ipotesi o un evento da scongiurare. E' forse solo rinviata formalmente di un giorno, domani c'è la direzione del partito e ci sarà la resa dei conti; nei fatti e soprattutto nelle intenzioni lo strappo ieri si è percepito, si è toccato con mano.il Pd di Renzi ha un piano preciso: primarie Pd, primarie il 7 maggio e voto a settembre. Qualcuno, come il ministro della Giustizia Orlando, si prepara alla sfida. Ma lo spettacolo andato in onda ieri è stato incredibile. Un vero e proprio dramma con colpi di scena, accuse e contro accuse, passi avanti a passi indietro, tentativi di mediazione e accelerate.
Sul palco si sono avvicendati renziani e anti renziani, il segretario si è dimesso, il congresso è stato lanciato. Questa linea ha portato gli scissionisti  rappresentati da Emiliano, Rossi e Speranza a dire che Renzi li sta accompagnando alla porta, verso l'uscita del Pd; l'ex premier ha sostenuto che sono loro a volersene andare, a non sentire ragioni e aver premeditato la scissione.
Renzi nel suo intervento è stato duro ma non provocatorio per non prestare il fianco ad attacchi, ma non ha aperto alla minoranza convinto che la sinistra voglia soltanto logorarlo. Un capitolo a parte merita la posizione del governatore della Puglia Emiliano, che dei tre è stato quello che ha provato a ricucire facendo il gioco di Renzi che voleva dividere la minoranza. Ma in serata è rientrato nei ranghi della minoranza e quindi la scissione pare certa. Anche se in politica quello che è vero oggi domani potrebbe non esserlo più. Comunque se Emiliano e company escono, a sfidare Renzi potrebbe essere Orlando.
Fin qui il resoconto dei fatti. Ora qualche considerazione in seguito a uno dei giorni più drammatici del Pd, che si è ritrovato sull'orlo del baratro e si sta avventurando lungo la strada di incognite. Il Pd era nato per fusione ora continua per scissione. Certo, ormai era diventato il partito delle bande, quindi forse è meglio la chiarezza e se non si va più d'accordo la separazione è la scelta migliore e anche la più onesta. Ma i simpatizzanti, gli iscritti, la base come si diceva una volta, capiranno quello che sta succedendo? O forse si aspettava tanti passi indietro per non distruggere l'unità del partito in questo momento particolare e delicato della vita del Paese? Tante sono le domande a cui bisognerà dare una risposta.

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