Editoriale Radio Onda Libera dell'1 febbraio 2017
L'argomento di oggi è il lavoro, anzi la mancanza di lavoro. L'occasione ci viene data dagli ultimi dati diffusi dall'Istat. La disoccupazione a dicembre è stabile al 12%, risale quella giovanile: oltre il 40%. Questa la notizia che di per sé parla da sola. E di solito i numeri sono impietosi, possono essere solo commentati, interpretati e avere la funzione di stimolo, di campanello di allarme per fare qualcosa. E quando il commento arriva da chi ha la responsabilità di fare qualcosa ecco che si cerca di leggerli in maniera positiva. Come fa il ministro Poletti che invita a guardare il dato su base annua e soffermarsi sugli inattivi che diminuiscono e gli occupati che aumentano, ma ovviamente specifichiamo che si tratta di contratti a tempo determinato.
Altri due dati. Mentre l'Italia è in peggioramento continuo, gli altri Paesi dell'Europa migliorano; infatti il tasso di disoccupazione della zona euro è di 9,6%, in netto calo, il più basso da maggio del 2009. L'altro spunto riguarda il raffronto dell'indice di disoccupazione con gli effetti della riforma del mercato del lavoro voluta nel 2014 da Renzi.
Cosa dire di fronte a questi numeri, a questi due numeri che ci fanno capire che la crisi è ancora tutta lì, che gli strumenti per contrastarla e creare occupazione sono falliti o comunque sono inefficaci. Allora forse bisognerà rivedere tutto, ma in modo serio una volta per tutte, procedere a una riforma complessiva che tenga conto del mercato del lavoro ma anche del sistema previdenziale.
Non è possibile allungare l'età della pensione e non ripianare gli organici che vanno via, è un ragionamento elementare. Più la gente è costretta a lavorare, meno giovani possono entrare nel mercato. E' vero che l'obiettivo sarebbe che il costo del lavoro è troppo alto, ma allora abbassiamolo. insomma il Paese pare imprigionato in un circolo vizioso e la politica ancora una volta si dimostra per quello che è, incapace di rispondere alle esigenze e ai bisogni dei cittadini, dei giovani che sono costretti a farsi la valigia e andarsene all'estero.
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