domenica 22 gennaio 2017

L'indice di agitazione
e quel consenso in calo

Il punto del direttore del 22 gennaio 2017

Un tourbillon di contatti, abboccamenti, messaggi cifrati e pure qualche schiaffo. Il tutto prefigurando scenari e alleanze, tra conferme e nuovi matrimoni, in vista delle elezioni prossime venture. Ecco come si sta muovendo in questi giorni la politica umbra. L’indice massimo di agitazione si registra a Terni dove dopo la lettera del Viminale con i diciotto rilievi del Comune la giunta Di Girolamo pare sempre più in bambola.
E la situazione rischia di precipitare, è questione di giorni visti i tempi stretti per i chiarimenti chiesti da Roma e se Palazzo Spada non convincerà il ministero si concretizzerà l’arrivo del commissario. Sarebbe la fine ingloriosa di un’amministrazione che diciamo la verità ha fatto di tutto per farsi del male e, purtroppo, fare del male alla città. Ma inutile mettere i carri davanti ai buoi, il redde rationem è partito e i conti o tornano o si va a casa. Il caso Terni è il simbolo di una crisi politica che afferisce al centrosinistra, alla spaccatura dentro il Pd che si trascina dall’inizio della sindacatura e quindi della legislatura regionale. Non dimentichiamo che a Palazzo Donini solo sulla carta è stata ricomposta una frattura culminata con le dimissioni, poi rientrate, dell’assessore alla Sanità Luca Barberini. Che non perde occasione per punzecchiare sul tema del rinnovamento e per ricordare a tutti che prima o poi si darà corso al patto firmato sotto il solleone.
Ma intanto è passato quasi un anno e ancora resta un mistero il perché delle dimissioni ma soprattutto il perché della marcia indietro. Uno dei tanti misteri gloriosi o ingloriosi della politica nostrana.
Intanto se a Terni si piange a Perugia non si ride. E qui si segnalano fibrillazioni all’interno dell’unico alleato del Pd, e cioè il Psi, e nel rapporto dei socialisti con il partito di maggioranza. I problemi interni nascono dalla rottura tra il segretario regionale Rometti e l’ex vicesindaco Nilo Arcudi a causa delle elezioni provinciali. E a causa soprattutto del tentativo da parte del Pd di piazzare Masciolini di Assisi come vicepresidente di Mismetti facendo fuori il socialista Roberto Bertini. Ma il sindaco di Foligno nonché capo della Provincia di Perugia non ha ceduto agli input del suo partito e ha accontentato Rometti. Però inutile nasconderlo i rapporti tra Psi e Pd sono freddi, anzi quasi gelidi, come le temperature di questi giorni. E qualcuno tesse fili, rapporti, ipotizza liste e cartelli elettorali, del resto tra qualche mese di sicuro le amministrative ci saranno e i test a Todi, Narni e Deruta sono dei banchi di prova significativi per tenute e anche per esperimenti. Certo il tutto si inserisce anche in un quadro nazionale, con la Consulta che martedì deciderà sulla legge elettorale e quindi si saprà se le elezioni politiche si allontaneranno all’anno prossimo o si avvicineranno a giugno, ma mai come in questo periodo si assiste a un movimentismo sfrenato, vedi il comitato del no al referendum, indirizzato alla costruzione di leadership e di un nuovo contenitore per il centrosinistra.
Intanto, in conclusione, da segnalare le pagelle assegnate agli amministratori umbri. Pagelle che non sono buone, perché secondo l’indagine Ipr marketing del Sole 24Ore i consensi sono precipitati per i sindaci dei capoluoghi umbri e per la governatrice. Il primo cittadino di Perugia Andrea Romizi perde quattro posizioni rispetto all'anno precedente e si piazza al 67esimo posto. Più giù, a quota 71, dodici in meno dell’ultima volta, il collega di Terni Leopoldo Di Girolamo. Non se la passa bene neanche la presidente della Regione Catiuscia Marini che si classifica all’undicesimo posto tra i 20 governatori d’Italia con un gradimento di appena il 39 per cento. Erano altri tempi e altri politici quando l’Umbria non si spostava dalle prime tre posizioni della graduatoria. Questo dato non è frutto di interpretazione, è soltanto un pezzetto di verità storica.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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