Editoriale Radio Onda Libera del 12 gennaio 2017
La corte costituzionale ha deciso sul Jobs act, sulla riforma del lavoro voluta da Renzi e dal suo governo. Due quesiti ammessi; uno, quello sull’articolo 18, bocciato. Questo vuol dire solo una cosa e cioè che l'esecutivo guidato da Gentiloni avrà vita più lunga perché è stato rispettato il percorso indicato dal capo dello Stato Mattarella, e cioè prima legge elettorale e poi voto. Certo se fosse stato ammesso il quesito sull'articolo 18 le elezioni politiche sarebbero state più vicine.Ora che succede? Ci sarà o meno il referendum sui due quesiti ammessi? Quello sui voucher e sugli appalti. Se il Parlamento rifarà le leggi in materia no. Altrimenti si. Ma disinnescata la mina dell'articolo 18, si può dire che dalla Corte costituzionale non è arrivato nessun aiuto a Renzi anche se l'ex premier continua a crederci al voto anticipato.
E già perché se il Parlamento vuole può tranquillamente fare la legge elettorale in tempi veloci e andare alle urne entro giugno, anche per rinviare all'anno prossimo il referendum sui due quesiti ammessi. Addirittura nei palazzi della politica girano già le date, il 23 aprile o l 11 giugno. Ma il modo per arrivarci resta alquanto confuso e incerto. Il nodo della legge elettorale è tutt’altro che sciolto. E ora, dopo la sentenza che non ha dato gli aiuti forse sperati, si aspetta l’altra sentenza della Consulta, fondamentale per capire che piega prenderà la legislatura: quella del 24 gennaio sui ricorsi contro l’Italicum. Prima di allora, in Parlamento si muoverà poco o nulla. Sui tavoli c'è la proposta maggioritaria di un ritorno al Mattarellum, che però non riscuote grandi successi tra le forze politiche. E al voto non si andrà senza una legge elettorale omogenea. Per entrambe le Camere. Ergo, il vero countdown partirà dal 24 gennaio.
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