giovedì 3 agosto 2017

C'era una volta il posto fisso

Editoriale Radio Onda Libera del 2 agosto 2017
 
Tre italiani su quattro non credono più nel posto fisso. Secondo un'indagine Randstad, il 74% dei lavoratori lo ritiene ormai un miraggio. La percentuale è in linea con il resto del mondo, l'Europa del Sud in media soffre maggiormente. Il 59% è disposto a emigrare per motivi di lavoro.
I dati pubblicati ieri dall'Istat parlano chiaramente: dopo l'euforia legata agli sgravi contributivi, al jobs act, il mercato del lavoro è più che sbilanciato verso i contratti a termine. Ma a parte questo, l'aspetto fondamentale è che nella mentalità degli italiani si è acquisito il concetto dell'addio al posto fisso. Tre su quattro non credono più in questa possibilità, un tempo obbiettivo irrinunciabile di giovani e famiglie. Oggi ci si è rassegnati all’idea che una carriera lineare portata avanti per tutta la vita lavorativa all’interno della stessa azienda o istituzione non esista più.
La provvisorietà del posto di lavoro è avvertita maggiormente dalle donne (77% contro il 70% degli uomini) e dai lavoratori più maturi (76% dei dipendenti nella fascia 45-67 anni, contro il 72% degli occupati fra i 18 e i 44 anni) e spinge gli italiani a investire nella formazione continua per restare competitivi nel mercato del lavoro (91%), ad accettare una riduzione di stipendio pur di mantenere il posto (44%), o a prendere in considerazione l’idea di emigrare (59%) o di trasferirsi temporaneamente all’estero (60%) per trovare un impiego non disponibile in Italia.
Insomma c'è più instabilità e incertezza nel mercato del lavoro e questo può essere un bene perché abitua al cambiamento, al mettersi in discussione. Ma quello che va criticato è l'impasse politica che non fa abbastanza, direi non ha nulla, per creare le condizioni per favorire l'occupazione. Anzi l'unico impegno che hanno i nostri parlamentari è che come far slittare la legge sui vitalizi, come far melina per non arrivare all'approvazione, perché si tratta di soldi e privilegi. Perché si tratta dei fatti loro.

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