domenica 10 settembre 2017

Test universitari da rivedere

Editoriale Radio Onda Libera del 6 settembre 2017
 
Oggi parliamo di università perché ieri c'è stato il test di accesso a Medicina: spazio per un solo candidato su 7, solo uno diventerà matricola. Rispetto all'anno scorso ci sono 124 posti in meno.  Gli aspiranti camici bianchi iscritti alla prova unica a livello nazionale sono stati 66.907 (erano 62.695 nel 2016).
Ogni studente è stato chiamato a rispondere a 60 quesiti in 100 minuti. Nel test domande di cultura generale (un articolo della Costituzione sul rapporto tra Stato e Chiesa e il libro 'Dal Big bang ai buchi neri' di Hawking), logica, biologia, chimica, fisica e matematica, uguali in tutta Italia.
Ai tweet e ai post di 'in bocca al lupo' che hanno inondato i social network, si sono affiancate le polemiche per la riduzione dei posti disponibili rispetto allo scorso anno (9.100 anziché 9.224). In totale i posti disponibili per Medicina e Odontoiatria sono poco più di diecimila (9.100 per la prima e 908 per la seconda). Oggi si continua con veterinaria mentre, per giovedì 7, è fissata quella per le aspiranti matricole di Architettura. Il 13 settembre sono previsti i test per le Professioni sanitarie. A seguire, il 14 e il 15 via alle selezioni, rispettivamente, per Medicina e Chirurgia in inglese e per Scienze della formazione primaria.
A Napoli, la sede più affollata, con oltre novemila aspiranti medici. In Umbria 1.250. Ma in quasi tutte le sedi non sono mancate le polemiche contro il test di ingresso ritenuto iniquo e discriminatorio e contro i tagli dei posti.
Che dire? Che una selezione seria e non come se fosse un quiz sarebbe gradita è utile visto che l'accesso libero crea una schiera di disoccupati. E soprattutto andrebbero fatti dei test di ammissione uguali dappertutto. E ci spieghiamo. Per medicina, veterinaria e architettura e professioni sanitarie le prove sono nazionali, per le alte facoltà ogni ateneo ha autonomia piena e allora è un Far West selvaggio di date, premi, articolazioni, bollettini da pagare. E onestamente è tutto più complicato con la riforma del "tre più due", a partire dai contatti con le segreterie. Ma perché, ci chiediamo, almeno in un ambito questo Paese non può dettare regole semplici?

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