domenica 10 settembre 2017

Processo da rifare dopo 33 anni

Editoriale Radio Onda Libera del 5 settembre 2017
 
Una vicenda paradossale. Per la Strage rapido 904 il processo di appello è da rifare perché giudice va in pensione. Sembra una barzelletta, uno scherzo tanto è assurda. Il 23 dicembre 1984 la mafia mise una bomba sul treno che esplose sotto la galleria dell’Appennino tra Firenze e Bologna: ci furono 16 morti e 267 feriti. Era un rapido che collegava Napoli a Milano, l'attentato avvenne sotto la galleria di San Benedetto Val Sambro. Unico imputato è Totò Riina in qualità di mandante. È passata alla cronaca come la strage di Natale.
Il processo ora riparte da zero, è stato rinviato a data da destinarsi per il prossimo pensionamento del presidente della corte Salvatore Giardina, previsto per i primi di ottobre. Il risultato è che sarà necessario risentire tutti i testimoni ascoltati in primo grado, come previsto dalle recenti modifiche apportate all’articolo 603 del codice di procedura penale (riforma Orlando) che impongono al giudice, nel caso di appello del pubblico ministero contro una sentenza di proscioglimento, di disporre la riapertura completa dell’istruttoria. Il 14 aprile 2015 in primo grado Riina era stato assolto, ma la Procura della Repubblica aveva impugnato la sentenza. 
Comunque ora il processo riparte da zero perché un giudice va in pensione. Ma che giustizia è mai questa? Come si saranno sentiti familiari delle vittime ad ascoltare questa notizia? Eppure anche su questo tema, la giustizia che non funziona, si è fatto poco o nulla.
 
 

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