domenica 22 ottobre 2017

Spettacolo in consiglio
ed è stato tutto gratis

Il punto del direttore del 22 ottobre 2017

Una volta i partiti erano una cosa seria, come erano una cosa seria le istituzioni. Oggi non è più così. Bisogna prenderne atto e farsene una ragione? Forse. Ma a questi interrogativi meglio rispondere dopo e concentrarsi sul Partito democratico, il partito che detiene ancora la maggioranza in questa regione.
I temi che tengono banco in queste ore sono due, uno riguarda i congressi e l’altro il lodo Orlandi  Orlandellum che dir si voglia). Il primo appassiona gli addetti ai lavori e rappresenta l’ennesimo terreno di scontro tra correnti e correntucce, il secondo altrettanto ma riguarda il governo della regione. Il risultato è sempre quello, una frattura profonda tra le due anime del partito, che si riverbera in ogni passaggio ed è destinata ad acuirsi con l’avvicinarsi delle elezioni e prima ancora delle candidature.
Ma mentre gli appuntamenti congressuali sono la sede e il momento giusti per confrontarsi e anche scontrarsi, purché si parli di idee e programmi e non solo di occupazione di ruoli e poltrone, quello che è andato in scena dentro e fuori l’aula del consiglio regionale durante la discussione del lodo Orlandi è qualcosa che non ha nulla a che fare con la politica, tanto meno con la buona politica.
Indispensabile a questo punto un riassunto veloce. Il lodo Orlandi altro non è che la legge sulla riorganizzazione amministrativa della Regione che introduce la figura del direttore regionale; il titolo prende il nome dal direttore della sanità Walter Orlandi che dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) passare a palazzo Donini. Questo è infatti l’accordo che ha fatto rientrare in giunta l’assessore alla sanità Luca Barberini a luglio dell’anno scorso quando cinque mesi prima se ne era andato sbattendo la porta perché l’esecutivo aveva proceduto alle nomine nel settore a sua insaputa. E tra le nomine appunto quella di Orlandi. Mercoledì sembrava il giorno giusto ma qualcosa non ha funzionato e l’intervento del povero Eros Brega, povero perché frainteso, ha scatenato le ire della presidente Catiuscia Marini. Che prima si è rivolta a Barberini dicendo che la legge non l’avrebbe votata incassando un “fai come ti pare” come risposta e poi nel corridoio di palazzo Cesaroni si è superata annunciando la sua intenzione di candidarsi capolista al Senato alle prossime elezioni politiche.
Una notizia bomba questa che se vera e avallata da Roma significherebbe la fine anticipata della legislatura, se invece una boutade si è trattata di una sparata dal sapore di ripicca e di messaggio neppure tanto cifrato. Indirizzato a chi? Al sottosegretario Gianpiero Bocci, ovviamente.
Un siparietto simpatico per modo di dire che meritava quasi il pagamento di un biglietto come al cinema tanto era divertente tra sorrisi stirati, battute al vetriolo e il nervosismo che si tagliava con un coltello.
Da quanto accaduto almeno un paio di considerazioni. La prima. Questa maggioranza è talmente disomogenea e sbandata che riesce a spersonalizzarsi e diventare nello stesso tempo opposizione di se stessa. E così la minoranza, quella vera, se la ride e gongola perché fanno tutto loro, litigano e si dividono, fanno pace e poi si accoltellano. La seconda. La storia di Orlandi che deve lasciare la sanità per la direzione regionale è diventata stucchevole perché testimonia una serie di errori politici ed è assunta a puntiglio per dimostrare chi ha i muscoli o chi ce l’ha più duro. Un quesito terra terra: ma anche se si approverà la legge, e la legge prima o poi si approverà, Orlandi farà domanda per cambiare posto? Se invece resterà alla sanità sarà soltanto una vittoria di Pirro per qualcuno. Un bel risultato politico, non c’è che dire. E naturalmente lo diciamo con ironia, pensando agli spettacoli e alle perdite di tempo e di energie, a danno della comunità.
Ma allora che partito è questo Pd che non riesce a trovare una rotta, che non sa evitare le brutte figure, che non riesce a far approvare una legge nonostante abbia sulla carta i numeri e nella realtà le contraddizioni e le fratture, che non è capace di dare una linea in consiglio? Almeno nelle aule e nei corridoi dell’assemblea legislativa ci si impegni un pochino per far finta di fare una buona politica.
Comunque la risposta alla domanda all'inizio è sì, bisogna prendere atto dell’andazzo e farsene una ragione perché il livello di questa politica è veramente basso. L’unica consolazione è che prima o poi si tornerà a votare.
anna.mossuto@gruppocorriere.it

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