martedì 31 ottobre 2017

Lavorare per la rinascita
di quest'Umbria ferita

Il punto del direttore del 29 ottobre 2017

Un anno fa le scosse, il terrore e la grande solidarietà. Oggi il ricordo e gli ennesimi appelli a muoversi in fretta. In questi mesi tante, forse troppe, passerelle tra le macerie con le immancabili promesse restate quasi lettera morta. Perché la ricostruzione non è affatto decollata, la burocrazia blocca il lavoro e uccide la speranza di quella gente e di quei territori. I numeri di quanto fatto a distanza di dodici mesi sono impietosi, testimoniano la lentezza di una macchina imprigionata nelle carte, con quindicimila edifici danneggiati e appena 776 casette consegnate a fronte degli oltre 6.500 sfollati nei tre comuni della Valnerina (Norcia, Cascia e Preci) ferita al cuore dal sisma cominciato il 24 agosto e continuato a ottobre e gennaio.
A settembre è stato celebrato l’anniversario dell’altro terremoto, quello di 20 anni fa, con iniziative e convegni, e con l’unanime considerazione che si trattò di una ricostruzione modello perché tutti i paesi e tutti i muri danneggiati sono stati ricostruiti. Bene, quell’esempio non va soltanto festeggiato ma anche seguito. Perché non esistono terremoti di serie A e di serie B, così come non esistono cittadini e paesi di serie A e di serie B. L’obiezione è che ci sono delle differenze profonde tra il sisma dell’anno scorso rispetto a quello del 1997 ma la risposta, a nostro avviso, dovrebbe essere la stessa, l’assunzione di responsabilità idem così come pure la ricostruzione rapida ed efficace.
Quindi le istituzioni, e cioè tutti gli uomini e le donne che hanno il dovere di perseguire il bene comune, anziché continuare a promettere e annunciare progetti si diano da fare seriamente per ricostruire e recuperare così il tempo perduto.
In questi mesi abbiamo assistito a una mobilitazione incredibile e a una generosità straordinaria per ridare una speranza a chi il sisma ha tolto tutto, non si mandi ogni cosa in malora e si lavori veramente per la rinascita delle nostre comunità, per quelle direttamente colpite ma anche per quelle hanno sofferto indirettamente per il crollo del turismo e in generale dell’economia.

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