domenica 2 agosto 2015

Il Sud affonda, dai politici solo parole

Editoriale Radio Onda Libera del 31 luglio 2015

Oggi ci occupiamo della questione meridionale. Dal 2000 al 2013 il Sud è cresciuto del 13%, la metà della Grecia che ha segnato +24%. Non è finita qui: nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l'Unità d'Italia. E per questo il Sud sarà interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili.
E' un quadro desolante, quello fotografato dal rapporto Svimez, l'associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, che ripresenta ancora una volta la drammaticità della condizione di una fetta del Paese, ovvero il divario economico e sociale tra Sud e Nord Italia. Una forbice che invece di stringersi continua ad allargarsi, nonostante i vari e ripetuto annunci dei politici fatti ad ogni tornata elettorale.
Parlando del Pil, il prodotto interno lordo, il rapporto fotografa un Paese diviso e diseguale, con un Sud alla deriva che scivola sempre di più verso l'arretramento è un Nord che viaggia per conto suo. Da qui l'allarme povertà: una persona su tre a rischio al Sud, una su dieci al Nord, ha sottolineato ancora il rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2015.
Dati che fanno impressione, dati che dovrebbero far riflettere chi ha il dovere e il mandato di governare. La classe politica che ogni volta si sciacqua la bocca con frasi del tipo "non c'è tempo da perdere", "bisogna pensare a chi sta peggio", "dobbiamo far ripartire il Paese". Tutte parole al vento scritte sulla sabbia senza rendersi minimamente conto della realtà, delle situazioni che la gente comune vive ogni giorno, delle difficoltà che si ritrovano a sopportare cittadini, giovani e anziani.
I rapporti come questo, come i dati statistici, si limitano a fotografare l'esistente e dovrebbero essere uno strumento, uno stimolo per chi governa a fare qualcosa di concreto. Invece vengono letti giusto per rilanciare qualche dichiarazione o la solita intervista. Poi domani è un altro giorno e si vedrà. Continuando così siamo certi il distacco tra i cittadini e la politica aumenterà sempre più, e le urne saranno sempre più deserte. Chissà, un domani i politici si parleranno tra loro e rappresenteranno solo se stessi perché il Paese, quello vero, guarda e sta da tutt'altra parte.
"Mille parole" va in ferie, auguro a tutti buone vacanze e ci risentiamo a settembre.


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