domenica 2 agosto 2015

Giornata da dimenticare per il Pd

Editoriale Radio Onda Libera del 30 luglio 2015

Parliamo del caso Azzollini, dopo che con il voto segreto Palazzo Madama ha respinto la richiesta d’arresto avanzata dalla procura di Trani per il senatore accusato di bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere, nell’inchiesta sul crac della casa di cura Divina Provvidenza. Fondamentali nel salvataggio di Azzollini i voti del Pd. Su 302 voti disponibili, le preferenze contrarie all’arresto alla fine sono state 189, 96 quelle favorevoli, 17 gli astenuti. Considerato che i voti a disposizione di Area Popolare (Ncd–Udc), Forza Italia, Gal, Autonomie (e cioè dei partiti che avevano anticipato l’intenzione di votare contro l’arresto Azzollini) sono in totale 128, il resto contro la richiesta d'arresto è arrivato dal Pd.

Che sarebbe successo era nell'aria quando dal partito non è arrivato alcun ordine di scuderia ma di votare secondo coscienza. Quindi in aula, grazie al voto segreto, è riuscita l'operazione di "salvare il soldato Azzollini".  Eppure in precedenza, agli inizi di giugno, l'orientamento era un altro, era quello emerso dalla giunta per le immunità quando la maggioranza compreso il Pd si era espresso per il sì alla richiesta di arresto.
Immediate le polemiche: il vicesegretario Serracchiani si è dissociata e ha detto che "su Azzollini non abbiamo fatto una bella figura, dovremo chiedere scusa". Anche la minoranza dem è arrabbiata, come sono incavolati il Movimento 5Stelle e Lega nord, che sparano a zero contro la casta che continua ad autoassolversi.
Comunque, secondo noi ha proprio ragione la Serracchiani. E' stata una pessima figura. Una figura che pesa sull'immagine, sulla coerenza e sulla credibilità del Pd. Se ricordiamo che esponenti di primo piano a giugno dissero che era inevitabile votare a favore della richiesta di arresto.
Un brutto passo falso, questo del Pd, che mina l'identità del partito da sempre in prima linea sulla questione morale e sulla giustizia. Ma sul partito pesa anche un altro evento, che per coincidenza è avvenuto sempre nella giornata di ieri, e cioè l'uscita di Verdini, per anni fedelissimo di Berlusconi e sostenitore del Patto del Nazzareno, di lasciare Forza Italia e insieme a un gruppetto di parlamentari fare un gruppo autonomo che sosterrà le riforme del governo Renzi.
In conclusione, possiamo solo dire che non è stata una bella pagina ieri per il Pd.

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