lunedì 17 novembre 2014

Quel professore non è un esempio

Editoriale Radio Onda Libera del 17 novembre 2014

Un professore insulta un ragazzino di 14 anni perché è gay, lui reagisce e il docente lo picchia con calci e pugni. Questa la notizia di cronaca accaduta in una scuola della provincia di Perugia. E purtroppo non è la prima, né sarà l'ultima in merito a questo fenomeno che quando si verificano fatti del genere assume toni da pregiudizio grave. Ovviamente la notizia ha fatto il giro del Paese scatenando reazioni e commenti durissimi.
A far riflettere e anche ad indignare di più è che la vicenda si è verificata in un'aula di una scuola pubblica, non in un bar di periferia o in condizioni alterate, l'autore è un insegnante che dovrebbe insegnare alle nuove generazioni l'importanza di valori culturali e sociali come la tolleranza e il rispetto dei diritti, anziché essere lui il protagonista di un episodio di pura inciviltà. Questo fatto testimonia purtroppo come l'ignoranza sia presente in tutte le fasce e a tutti i livelli, che l'omosessualità sia ancora vista non come una libera scelta di vita bensì come una malattia, una cosa grave di cui vergognarsi.
Bene ha fatto il ragazzino a reagire, a rispondere per le rime agli insulti del suo professore, bene hanno fatto i genitori a querelarlo e a far uscire la notizia, bene ha fatto il preside dell'istituto a spostare l'alunno in un'altra sezione. Perché queste cose al giorno di oggi non devono più accadere, sono il frutto di una mentalità retrograda e deviata.
Poche settimane fa un altro episodio di discriminazione si è verificato sempre in provincia di Perugia, in una scuola di danza collegata a un istituto scolastico. Delle mamme si sono lamentate con il responsabile cbe il maestro fosse gay. Il giovane docente per non creare imbarazzo ha deciso di lasciare la scuola. Ma in questo caso dal capo dell'istituto agli altri genitori c'è stata una gara di solidarietà e vicinanza con l'invito a non andare via, a non mollare. Perché, lo ripetiamo, l'omosessualità non è anormalità; poi sul concetto di normale o non normale ci vorrebbe un'enciclopedia per spiegarlo.
Comunque l'auspicio è che su questa storia non ci si fermi qui, che se ne continui a parlare, che il ministro Giannini intervenga con un provvedimento severo nei confronti dell'insegnante che se si comporta in questo modo non può stare in una classe, a formare ed educare i giovani. Che non si spengano i riflettori su un un caso del genere.
Ecco questo è il nostro pensiero. E siamo convinti che in tanti lo condividono.

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